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martedì 18 dicembre 2012

La fiaba di Arne


Il mondo in cui vivono Arne e i suoi amici nasce dal desiderio di fondere insieme alcuni aspetti del medioevo europeo con elementi tipicamente fantasy: la magia, i mostri, gli oggetti magici. Ho trovato una particolare ispirazione nella lettura delle fiabe, un genere di racconto che spesso (e a torto) viene considerato soltanto un intrattenimento per bambini. In realtà la fiaba è una storia che nasce dalla tradizione popolare (e quindi può dirci molto sulle paure, sulle credenze, sul modo di vivere e sulla società in cui è nata) ed è diretta sia ai piccoli che ai grandi. Se poi ci aggiungiamo il fatto che secondo molti “fiabologi” (ad esempio Vladimir Propp) gli elementi base delle fiabe sono ricorrenti in tutti i popoli del mondo, è chiara l’importanza di questo genere di narrazione che pesca i suoi temi e le sue figure direttamente dall’inconscio collettivo dell’umanità. Il bosco, l’orco, la figura della guida sono solo alcuni di questi elementi, e sono presenti anche in Arne. Sotto questo punto di vista, però, credo di aver scritto una storia che in fondo tradisce i canoni classici della fiaba. Se Hansel e Gretel riescono a sconfiggere la strega malvagia, non sono sicuro che Arne sia riuscito a fare altrettanto. C’è un prezzo da pagare se si vuole essere un eroe, se si vuole vivere una vita d’avventura come il ragazzo dichiara all’inizio della sua storia. Nelle fiabe c’è sempre un insegnamento morale. Se la storia finisce bene, è perché l’eroe si è comportato bene. Se la storia finisce male, è perché l’eroe è stato egoista, o vigliacco, o comunque non all’altezza della sfida che gli si presentava. Naturalmente ci sono altre possibilità. Vie di mezzo. Nel mondo di oggi, nella nostra società, che ci piaccia o meno, penso che sia difficile scrivere una storia tutta bianca o tutta nera. Di Arne posso dire che sicuramente è un ragazzo coraggioso e generoso, e che la sua qualità più grande è la dedizione, la consacrazione di se stesso al dovere da compiere. Ma le capacità che possiede anche l’eroe più grande (e questo non è il caso di Arne, il quale mi sembra invece un eroe umile) possono essere tranquillamente sbaragliate dagli avvenimenti della vita. Scrivendo questa storia, ho provato a mettere i personaggi davanti a sfide più grandi di loro (a quanti di noi accade la stessa cosa...) e vedere cosa succedeva. Questa, per me, è stata la vera avventura.